Con lo scoppio della grande guerra e il coinvolgimento degli USA il flusso migratorio viene considerevolmente diminuito (anche per l’imposi-zione di misure legislative restrittive) e nasce la figura dell’italo-americano, che viene arruolato co-me volontario nell’esercito americano e si ritrova a combattere dalla stessa parte dei padroni di casa. La guerra fa andare in crisi i gruppi radicali italiani, che dopo gli scioperi del 1919 vengono marginalizzati oppure passano nelle file dei nazionalisti e dei
fascisti. Con la vicenda di Fiume e l’affermarsi dell’idea della “vittoria mutilata” inizia un periodo di tensioni in terra statunitense in cui l’ondata xenofoba fa vedere in Mussolini il salvatore e il difensore dei valori italiani minacciati. Difatti, in quel periodo, “Il Progresso Italo-Americano”, sotto la direzione del proprietario Generoso Pope, esponente del Partito Democratico, porta avanti una linea filofascista. Tra le due guerre sono circa 600.000 i migranti arrivati sul suolo americano, uomini ma soprattutto mogli e figli di emigranti già stabili.
Il crack del 1929 e la conseguente depressione economica bloccano gli arrivi e sollecitano i ritorni in patria. Nel 1930 sono ancora 1,8 milioni gli italiani, ma nel decennio successivo crolla il sogno italo americano. Alla fine della crisi per coloro che sono rimasti ed hanno sofferto la congiuntura si denota una stabilizzazione lavorativa ed un miglio-ramento da un punto di vista sociale.
Dal 1940 arriva a maturità la seconda generazione degli emigranti al cui interno coesistono, e quindi si contrappongono, due mondi con scelte antitetiche: il rapporto con la famiglia che li mantiene legati alla tradizione (ma che quasi sempre è solo un idea) e quello con il mondo esterno, che li sollecita ad una modernità/civiltà allettante ma superficiale, senza grossi riferimenti ideali.
E’ una generazione marginale, in perenne conflitto e in crisi d’identità. Interessanti alcune figure che riescono ad emergere come lo scrittore di origine vastese Pietro Di Donato, il cantante e attore Frank Sinatra e lo sportivo Joe Di Maggio, tanto per fare degli esempi, oppure personaggi del mondo della politica, del sindacato e del crimine organizzato, che si incrementa a causa del proibizionismo.
Con la dichiarazione di guerra degli USA (1941) gli italiani diventano a tutti gli effetti nemici e sono circa 600.000 quelli non ancora naturalizzati. La naturalizzazione diviene il passaggio decisivo per accelerare il processo di americanizzazione: i compatrioti fanno la loro parte, comprano obbligazioni a sostegno dell’impegno bellico e mandano i loro figli a combattere per la patria. Nonostante ciò alcune migliaia di italiani sono internati, ma solo 210 sono costretti ad entrare nei campi di prigionia allestiti. Il servizio nelle forze armate per i giovani e l’utilizzo dei lavoratori maturi in sostituzione di quelli partiti per il fronte, permette a tanti di loro di uscire dalle Little Italy.