Stemma della Citta` di Vasto
(Vittorio d’Anelli, 1977)
Tutte le città di una certa importanza si fregiano di uno stemma.
L’origine del blasone vastese, “inquadrato di argento e di rosso” risale secondo alcuni storici – al periodo longobardo, ed è identico a quello della Città di Benevento, capoluogo dell’omonimo ducato del quale il Va-sto era importante gastaldia. Esso si può ammirare sulla sommità dell’ingresso del nostro Municipio in piazza Barbacani.
Autori, specialisti della materia, ritengono che il rosso è simbolo di giustizia, di carità e di vigore, mentre l’argento simboleggia candore e fede adamantina.
Il colore “aureo”, di cui parla il Marchesani, a pag. 115 della sua Storia di Vasto, è estraneo al nostro stemma.
La più antica raffigurazione di esso era quella incisa su pietra che, nel 1345, si vedeva incastrata nella base del campanile di S. Maria Maggiore. Sulla pietra erano raffigurate tre insegne araldiche: quella di Maria di Durazzo (sorella di Giovanna I) – in quell’anno nostra feudataria, quella cittadina e quella del Capitolo di S. Maria, rappresentata da due chiavi.
Dopo varie vicende, per cura di Luigi Anelli, la pietra, sia pure mancante di un terzo, fu decorosamente sistemata nel vecchio Museo, a pian terreno della Sottoprefettura. In seguito al trasferimento del Museo medesimo, la pietra dovrebbe trovarsi attualmente ammucchiata in un magazzino di Palazzo d’Avalos.
Nei secoli XVI e XVII le bollette sanitarie, che il Comune rilasciava ai viaggiatori che ne facevano richie-sta, erano intestate da tre stemmi: a sinistra di chi guarda lo stemma di casa d’Avalos, a destra quello municipale, al centro della Vergine Assunta, principale protettrice della Città, fino al 1827, anno in cui di tale onorifico titolo fu ufficialmente insignito l’Arcangelo San Michele.
E da rilevare che, sia nel passato sia attualmente, il colore e lo smalto vengono spesso invertiti nella loro giusta situazione; ossia l’inquartata di argento e di rosso diventa inquartata di rosso e di argento.